DESCRIZIONE E PRINCIPALI ESIGENZE ECOLOGICHE Si tratta della “landa carsica”, tipico pascolo dei suoli carbonatici superficiali che si sviluppa in tutta l’area carsica. Si articola in un’associazione più termofila (Chrysopogono- Centaureetum), tipica del Carso monfalconese ma che si spinge anche verso oriente nei pendii più assolati, e quella tipica del Carso interno (Carici humilis-Chrysopogonetum) che si presenta anche in varianti montane. Questi pascoli sono chiaramente riferibili al gruppo delle praterie illiriche (Scorzoneretalia) e ne costituiscono il sottotipo carsico (alleanza Saturejon, suballenza Saturenjon) ove un cospicuo numero di specie illiriche fanno da differenziali rispetto a cenosi isoecie magredili. Si tratta di habitat secondari derivati da antichi disboscamenti e successivo pascolo prolungato, generalmente ovino e caprino. Erano molto diffusi fino agli anni cinquanta del secolo scorso, ma a causa dei successivi cambiamenti socio-economici, sono oggi in forte regressione per un consistente fenomeno di incespugliamento e rimboschimento naturale. Nonostante ciò esistono ancora delle aree in cui questi habitat presentano una certa diffusione, anche se spesso sono evidenti incipienti fenomeni di inorlamento o incespugliamento. Fra le aree più significative possiamo ricordare la porzione occidentale del Carso Monfalconese, l’area presso Medeazza, l’area fra Sgonico e Rupinpiccolo, la piana di Monte Grisa, l’ex poligono Militare di Rupingrande, l’ex polveriera di Borgo Grotta Gigante, l’ex Campo carri di Banne, l’area di Monte dei Pini, alcuni versanti del Monte Cocusso e il Monte Stena. Ognuna di queste aree ha peculiarità e diversi fenomeni di incespugliamento in atto e può costituire un’unità gestionale di recupero della landa. |