DESCRIZIONE E PRINCIPALI ESIGENZE ECOLOGICHE I prati da sfalcio o prati stabili sono probabilmente l’habitat N2000 più influenzato dall’uomo che per definizione diventa un attore principale del loro mantenimento. Si tratta di prati legati ad integrazione di nutrienti, spesse di origine animale, e allo sfalcio ripetuto almeno due volte l’anno. Tali condizioni portano ad una trasformazione anche di praterie più oligotrofiche quali il tipico prato-pascolo. Questa categoria include i tipici prati stabili xerici del plateaux carsico (Anthoxantho-Brometum) in cui si mescolano molte specie di Festuco-Brometea e quelli più rari dei fondi di dolina (Centaureo carniolicae- Arrhenatheretum) o delle aree dei laghi carsici su suoli più fini e quindi più mesofili. La loro conservazione, che include un corretto mantenimento della loro biodiversità, è necessariamente legata alla pratica dello sfalcio; in caso contrario si possono innescare velocemente due processi di degradazione ovvero un infeltrimento della cotica (netta dominanza di poche graminoidi) od un inorlamento (ingresso di specie di orlo boschivo). Questi prati in Carso sono spesso legati alle piane o alle grandi conche in prossimità dei paesi, con maggior facilità di gestione da parte della popolazione. Fra i sistemi di prati da sfalcio più significativi si possono ricordare quelli di Draga Santa Elia, Basovizza, Gropada, Trebiciano, Opicina Campagna, Zolla di Monrupino, Rupingrande, Sgonico, Malchina, Ceroglie, e dell’area del Vallone di Gorizia (Oriolo et al., 2009) |